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Io voto No a questo taglio dei parlamentari

Perché io voto No a questo taglio dei parlamentari?

Perché innanzitutto trovo infondata e mi spaventa la retorica delle "poltrone", quando siamo perfettamente consapevoli che non avverrà alcuna selezione della classe dirigente e le segreterie di partito acquisiranno necessariamente più potere, esercitando il controllo su un minor numero di parlamentari.
Non avverrà alcune limitazione del numero di corrotti e mediocri, che addirittura godranno di maggiore forza contrattuale.

Perché trovo ancora più infondato il confronto con il sistema parlamentare di altri Paesi - sia pure orientati verso una simile direzione - che adottano il bicameralismo imperfetto o il monocameralismo.

Perché le piccole formazioni politiche verranno escluse dal Parlamento, affermando la supremazia dei partiti della "casta".
Ad esempio risulterà fuori dalla soglia di sbarramento un gruppo come Sinistra Italiana che, anziché fare opposizione a priori all'esecutivo gialloverde, sostenne alcuni nostri provvedimenti tra cui l'inasprimento del 416-ter (voto di scambio politico-mafioso).
Sto ragionando in termini utilitaristici, la verità è che ciò non dovrebbe accadere in una democrazia.

Perché in assenza di una nuova legge elettorale e di una riforma del sistema parlamentare - tema molto sottovalutato dalla nostra classe politica - questo taglio si rivelerà una menomazione della rappresentanza democratica.
Inoltre è bene ricordare che l'Italia nonostante alcune riforme in chiave federalista mantiene l'assetto democratico di uno Stato centralista.

Perché votare Si sulla fiducia, in attesa di nuovi provvedimenti che non ci è dato conoscere né tantomeno analizzare, significa aprire un pericoloso precedente da cui magari potrà trarre vantaggio Salvini, avvalendosi in un fantomatico governo di centrodestra delle nostre stesse modalità per promuovere plebisciti illiberali e autoritari.

Perché i tifosi devono comprendere che il taglio dei parlamentari NON È una riforma bandiera del MoVimento 5 Stelle: viene citata genericamente nel sottoprogramma Affari Costituzionali ma è del tutto assente nel programma politico del 4 marzo.
Fu una scelta governativa che risale all'epoca gialloverde, allora non si dibatteva nel merito e io stesso sottovalutavo la portata di questa riforma.

Ho creduto e ho scelto di candidarmi in una forza politica anti-establishment e anti-liberista che ha promosso il Decreto Dignità e Anticorruzione, così come il Reddito di Cittadinanza e una coraggiosa presa di posizione in politica estera contro il burattino a stelle e strisce Guaidò in Venezuela.
Tuttavia questo taglio dei parlamentari, oltre che un colpo basso e demagogico alla democrazia (notare l'ossimoro), rappresenta un autogol per quel Movimento che si propone di abbattere la "casta" dei partiti tradizionali e di "canalizzare la rabbia" in provvedimenti costruttivi.

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