Si tende a confrontare la realtà palermitana con quella reggina in quanto accomunate dall'essere Mezzogiorno, ebbene io ritengo questi termini di paragone impietosi.

Palermo nonostante le sue criticità sociali e politiche - vedi elezione di Roberto Lagalla e Renato Schifani - fa scuola a Reggio Calabria così come ad altre realtà del Sud Italia su ciò che significa militanza, resistenza e memoria storica.

Le stragi di Via d'Amelio e Capaci - solo per menzionare i fatti più eclatanti - hanno risvegliato una comunità cittadina che oggi dimostra di tenere viva la memoria di quelle tragedie e chiede a gran voce riscatto.

Grazie ai ragazzi di Our Voice e Attivamente, così come molti altri soggetti politici e associativi, si è svolto anche quest'anno un corteo alternativo a quella passerella istituzionale che soprattutto negli ultimi tempi infanga la memoria di Paolo Borsellino e altri eroi di Stato.

Grazie a Salvatore Borsellino che tiene alta la dignità del fratello Paolo, non si è riproposto quanto vergognosamente avvenuto lo scorso 19 maggio ai danni di chi celebrava un'antimafia popolare, in contrapposizione ad ogni ipocrisia.

E su quel palco in Via d'Amelio chi ha preso parola ricordava le responsabilità di Stato sulle stragi, le abominevoli parole del Ministro Nordio sul concorso esterno in associazione mafiosa, i bavagli imposti dalla riforma Cartabia, i palesi segnali di una regressione sulla lotta alle mafie.

Palermo tra le sue contraddizioni dimostra che c'è una società civile che va avanti, senza mostrarsi indifferente né rassegnata davanti a certe derive spacciate per "garantismo giuridico", in realtà finalizzate a disgregare ogni principio di giustizia sociale e l'efficacia della stessa magistratura.

È mio dovere e nostro dovere far sì che Reggio Calabria cessi di essere roccaforte di Forza Italia e dei "nun c'è nenti", che ambisca ad essere presidio inespugnabile di cultura, legalità, modernità, opportunità sociali e di emancipazione collettiva sotto ogni profilo.