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Nessuna beatificazione per Silvio Berlusconi

Oltre il dispiacere umano per la morte, nessuna beatificazione: che parli la memoria indelebile delle sue nefandezze, di quel che Silvio Berlusconi ha rappresentato politicamente e culturalmente per l'Italia e la mia generazione.

Dal '94 ad oggi si è consolidato un modello di società italiana all'insegna dell'individualismo, del culto dell'uomo di successo e del machismo tossico, dell'alienazione dal concetto di giustizia e interesse collettivo.

La mia generazione è cresciuta con la tv spazzatura delle reti Mediaset e trasmissioni come il Grande Fratello, le epurazioni dalla Rai e i toni intimidatori contro il giornalismo d'inchiesta, la Merkel "culona" e le "toghe rosse" della magistratura così definiti da un Presidente del Consiglio.

Silvio Berlusconi rimarrà alla storia come l'anello di congiunzione tra Stato e mafia, se non sulla base di quanto pervenuto da diversi processi, per l'elevato numero di arresti e indagati in Forza Italia compreso il co-fondatore e amico Marcello Dell'Utri, per riforme contro la magistratura quali il Lodo Alfano e il legittimo impedimento.

Silvio Berlusconi è colui che dinnanzi ai pestaggi delle Forze dell'Ordine al G8 di Genova liquidò i manifestanti come teppisti ed eversori, rinunciando a ogni condanna verso gli agenti traditori dell'uniforme.

Silvio Berlusconi è colui che ha esplicitamente rivendicato di aver "costituzionalizzato i fascisti", con palese riferimento alla Lega e a parte di quella destra oggi confluita in Fratelli d'Italia.

Silvio Berlusconi ci lascia un'eredità, compreso il suo partito che sembra quasi defunto a livello nazionale, ma che sopravvive con buone percentuali in due regioni dallo spiccato senso della legalità quali Calabria e Sicilia.

Silvio Berlusconi ha tuttavia dimostrato grandi capacità comunicative e manageriali: al fronte di un bilancio così negativo sul piano politico e umano, come potremmo mai riabilitarlo sulla strada della beatificazione?

I funerali di Stato rappresenteranno un momento di dolore non soltanto per familiari e (veri) amici, ma anche per quelle ndrine e quegli apparati di potere che vedevano in lui una figura di riferimento, un valido interlocutore con cui barattare i nostri diritti.

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