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Per la pace in Europa, è tempo di abbandonare la NATO

È notizia di questi giorni che la Finlandia abbia annunciato la propria richiesta di adesione alla NATO.
Come prevedibile, le tensioni con il Cremlino sono notevolmente aumentate: i cieli finlandesi hanno subito la violazione da parte di un aereo di Stato russo, solo un analogo episodio avveniva il 2 marzo ad opera di aerei militari russi nello spazio aereo svedese.
I siti istituzionali finlandesi hanno anche subito un massiccio attacco hacker che li ha resi totalmente inaccessibili.
Quanto apprendiamo sul fronte scandinavo potrebbe sembrare un assist alla NATO e alla sua condizione “necessaria”.

E invece no, questa è la dimostrazione di quanto siano pericolosamente stupidi e guerrafondai i nostri governatori occidentali.
Dietro la scusa del libero esercizio della sovranità nazionale, stiamo compiendo qualsiasi azione necessaria ad avviarci verso un conflitto su scala mondiale.

Ricordiamo che la guerra di Putin è anche il risultato di un’espansione aggressiva della NATO nell’Est Europa, un approccio che oggi anziché venire abbandonato in favore di un ambizioso progetto di neutralità dei c.d. “Stati cuscinetto”, viene perseguito con maggiore insistenza e ingenuità.

Sappiamo tramite mass media e organi di stampa quali siano le sanzioni adoperate contro la Russia, tuttavia non ci è mai dato sapere quali siano le condizioni poste sul tavolo dai Paesi europei per favorire la cessazione della guerra di Putin in Ucraina.

Speriamo che la storia non ci dia ragione, anzi, adoperiamoci affinché ciò non accada: è il momento, più che nei tempi passati, di rompere con la NATO!
Gli atti dimostrativi non basteranno, serve una nuova classe dirigente che si assuma il coraggio e la responsabilità di una tale scelta: ritengo che, non solo sul piano politico, ma anche sul piano strategico sarebbe determinante la vittoria di Jen Luc Melenchon alle elezioni presidenziali francesi.

È interessante constatare come i lavori per un progetto di difesa comune europea e l’eventuale adesione dell’Ucraina e di altri ex Paesi sovietici all’Unione Europea non preoccupino in alcuna misura il Cremlino.
Ciò dimostra che la pace mondiale è ancora una volta ostacolata dal ruolo imperialista degli Stati Uniti.

La posizione di ferma contrarietà alla NATO di Melenchon, senza rinnegare una ferma condanna all’attacco di Putin e la sanzione degli oligarchi, rappresenterebbe un importante punto di svolta nel conflitto Russia-Ucraina.
La Francia - già tiepida su un sostegno incondizionato alla NATO - potrebbe rendersi protagonista sotto la guida di Melenchon di una vera de-escalation militare, risparmiando al popolo ucraino ulteriori perdite umane e sofferenze.

Vorrei riporre le medesime speranze nel mio Paese, storicamente considerato un ponte tra il blocco occidentale e sovietico con alcune parentesi felici di autonomia in politica estera: penso ai fatti di Sigonella, alla figura di Enrico Mattei, al ruolo di Aldo Moro in Medio Oriente, agli accordi della Via della Seta, al veto posto dall’Italia sul riconoscimento dell’autoproclamato presidente venezuelano Guaidò.
Ebbene oggi con il governo Draghi stiamo attraversando una delle peggiori stagioni politiche sotto ogni punto di vista: non solo restaurazione e neoliberismo, ma anche subalternità al Patto Atlantico e agli Stati Uniti.

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