Sull'ennesimo attentato alla libertà
Non pensate che gli episodi di questo tragico pomeriggio debbano condannarci alla solitudine, alla paura, a una vita non vissuta.
Io mi rifiuto di segregarmi in casa, di rinunciare alle strade centrali e trafficate di una grande capitale, di rinunciare a vivere, a divertirmi e a viaggiare.
Sarebbe il più grosso sbaglio, dopo le politiche imperialiste, dopo le falle nei servizi di sicurezza, dopo l'incapacità dei governi di tutelare i cittadini e di rispondere a dovere alle stragi.
Altrimenti le belle parole di Falcone e Borsellino sul concetto di "morire una volta sola", le chiudiamo dentro il cesso?
Continuiamo a vivere, rendiamo così onore alle vittime di Barcellona.
Smettiamola di voler prevenire le fatalità e la follia umana, il prossimo potrebbe essere chiunque di noi, anche rinunciando a passeggiare nelle Ramblas, o a Bruxelles, o nel pieno centro parigino.
Vale davvero la pena lasciarsi terrorizzare dalla cronaca? No, nella maniera più assoluta.
Dobbiamo fare i conti con la realtà tutti i giorni, adesso dobbiamo abituarci all'idea che la libertà abbia un prezzo più alto da pagare, così come è stata allegramente sottratta agli altri popoli in passato e ancora nel presente.
Nulla toglie alla rabbia e alla sofferenza, ma certamente questa mentalità schiva, nel 2017 in Europa e soprattutto in una capitale, non può più funzionare, è non-vita, è terrore, è lo scopo raggiunto del terrorismo.
Guarderete la morte (qualunque essa sia) con rimpianto per la vita non vissuta.