I razzi di Hamas sono soltanto la conseguenza di anni di occupazione e soprusi contro il popolo palestinese.
Anzi, una risposta alle incessanti violazioni di sovranità (con esiti spesso tragici) che lo Stato illegittimo di Israele compie dal 1948 ad oggi, soprattutto durante governi autoritari e repressivi alla stregua di Netanyahu.
Ad accendere la miccia questa volta sono gli sgomberi forzati nella Gerusalemme Est, denunciati sia dall'ONU sia da Amnesty e in ultimo dichiarati incostituzionali dalla Corte Suprema israeliana.
In queste ore sarebbe persino facile comprendere la situazione: si è passati rapidamente da reciproci attacchi missilistici a un'autentica invasione militare in Palestina.
Si contano al momento 119 vittime civili palestinesi (tra cui 31 bambini) nel silenzio assordante di molti organi di stampa e con la complicità di una squallida classe politica: da chi ha presenziato il palco presso la Comunità Ebraica di Roma (Letta, Boschi, Salvini, Tajani, persino il pentastellato Cioffi) a chi nel Movimento ora "moderato e liberale" si è limitato a condannare le azioni di Hamas.
Hamas peraltro è una forza politica democraticamente eletta, non solo un'organizzazione paramilitare o terroristica come raccontato dalla propaganda occidentale.
Oggi per porre fine al conflitto esistono due strade percorribili: due popoli e due Stati ufficialmente riconosciuti dalla comunità internazionale, altrimenti un unico Stato che veda la difficile convivenza tra etnia araba ed ebrea creando un potenziale regime di apartheid.
È inoltre notizia di marzo 2021 che la Corte dell'Aia abbia aperto un'indagine per crimini di guerra contro lo Stato di Israele.
Netanyahu respinge le accuse agitando il solito spauracchio dell'antisemitismo, gli Stati Uniti di Biden agiscono in continuità con il passato, i Paesi europei tacciono o si limitano a sporadiche condanne quasi sempre rivolte contro Hamas.
Il massacro prosegue nel disinteresse generale, ma noi liberi cittadini abbiamo il dovere di mobilitarci.